Correva l’anno 1998-99 e il mondiale di Francia, nel quale l’Italia venne eliminata ai quarti di finale dai padroni di casa, che poi si sarebbe imposti in finale contro il Brasile, lasciava una serie di conseguenze sul campionato italiano. Da un lato, Ronaldo il Fenomeno tornava in Italia con molti dubbi sulle sue condizioni fisiche, dall’altro il Milan di Alberto Zaccheroni preparava la scalata a uno Scudetto conteso dalle famose “Sette Sorelle”. Tuttavia, in quella stagione, l’As Bari realizzò una delle più grandi annate della sua storia arrivando decimo in classifica e potendo addirittura partecipare alla successiva Coppa Intertoto, sebbene poi l’invito fu declinato dalla società allora presieduta da Antonio Matarrese. Erano gli anni in cui il vulcanico ma genuino Eugenio Fascetti faceva faville sulla panchina barese, motivando al massimo i suoi calciatori e la piazza, che andava a vedere le partite dei suoi beniamini con molto entusiasmo.

Nella stagione 1998-99, la squadra barese fu una delle sorprese dell’anno e arrivò a maggio con 42 punti in classifica, frutto di nientemeno che 9 vittorie. In quegli anni i “Galletti” erano capaci di battere chiunque, persino quella Vecchia Signora che oggi sembra essere imbattibile. Le quote sulla vincente della Serie A di quest’anno sono infatti chiare: la Juventus è l’assoluta favorita al titolo italiano, soprattutto dopo un inizio strepitoso nel quale in 12 partite ha conquistato ben 34 punti. L’anno precedente a quello in esame, inoltre, il Bari aveva anche sconfitto in casa un Milan che era ancora impregnato dalla grande aura che lo caratterizzava e lo rendeva una delle squadre più temute d’Europa.

“Stadio San Nicola 2015” by  (CC BY 2.0)

Gli anni ’90, iniziati sotto la spinta del nuovo stadio San Nicola, furono importanti per il Bari, che già nella stagione 1991-92 aveva raggiunto il decimo posto grazie anche all’ingaggio di calciatori importanti come Zvonimir Boban, Robert Jarni e David Platt. Tuttavia, il Bari di Fascetti fu un vero e proprio miracolo, forse proprio perché era privo di fenomeni assoluti, eccezion fatta per Gianluca Zambrotta, che venne impiegato dal tecnico Viareggino come esterno d’attacco e si distingueva spesso per le sue galoppate e per i suoi assist a Philemon Masinga, il capocannoniere della squadra pugliese con 11 reti a fine campionato.

Erano gli anni del Bari pre Antonio Cassano, il calciatore più forte mai nato in Puglia che avrebbe cambiato la storia del club con quel suo gol all’Inter una stagione più tardi. Era il Bari di Michael Madsen e Peter Knudsen, due danesi terribili accompagnati da altri due scandinavi, il centrocampista svedese Daniel Andersson e il suo compatriota l’attaccante Yksel Osmanosvki. Il capitano Luigi Garzya e il compianto portiere Franco Mancini erano l’anima di una squadra che avrebbe fatto divertire molto i suoi tifosi e tutti gli appassionati del calcio di provincia. Il tutto prima di iniziare a fare la spola tra Serie A e Serie B e poi fallire. Oggi che si riparte dalla D, i tifosi ricordano sempre con gioia quella stagione storica e unica.

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